Il lavoro part-time può essere una soluzione vantaggiosa in determinate fasi della vita, soprattutto per gestire al meglio l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Tuttavia, è una scelta che richiede un’attenta valutazione in quanto ha importanti conseguenze sia dal punto di vista finanziario che previdenziale.
In questo articolo analizzeremo come cambia la contribuzione in caso di occupazione part-time e quali effetti ha sull’anzianità contributiva e sull’importo della pensione. Approfondiremo poi le differenze tra le principali tipologie di part-time: orizzontale, verticale e ciclico.
Infine, vedremo alcuni consigli per migliorare la propria strategia previdenziale nel caso dei lavoratori part-time, soffermandoci in particolare sull’adesione a un fondo pensione, una soluzione vantaggiosa sia dal punto di vista finanziario che fiscale per integrare l’assegno pensionistico pubblico.
Contributi INPS nel lavoro part-time: come funzionano?
Nel sistema previdenziale italiano, i contributi versati durante l’attività lavorativa costituiscono il pilastro essenziale per accedere alle prestazioni pensionistiche. Per i lavoratori con contratto part-time, la gestione dei contributi INPS segue regole specifiche, fondamentali da conoscere per valutarne correttamente l’impatto sulla futura pensione.
Due concetti chiave aiutano a comprendere il meccanismo contributivo:
- l’anzianità contributiva, ovvero il periodo complessivo in cui sono stati versati i contributi;
- la misura della contribuzione, che indica l’importo economico effettivamente versato all’INPS.
Come fa intendere il nome, il lavoro part-time – disciplinato dal D.Lgs. 81/2015 – prevede una riduzione dell’orario lavorativo rispetto al full-time. Di conseguenza, i contributi previdenziali INPS vengono calcolati in proporzione alle ore lavorate e alla retribuzione percepita.
Semplificando, un lavoratore part-time che lavora la metà delle ore rispetto a un full-time e che percepisce il 50% dello stipendio verserà il 50% dei contributi previdenziali, sia per la quota a carico del datore di lavoro (23,81% della retribuzione lorda) che per quella a carico del dipendente (9,19%).
Differenze tra part-time orizzontale, verticale e ciclico
In Italia, il lavoro part-time si distingue in tre principali tipologie: orizzontale, verticale e ciclico. Queste differenze influenzano in modo significativo la gestione dei contributi previdenziali e l’accesso alla pensione.
Part-time orizzontale
In questo caso, il lavoratore è impiegato tutti i giorni della settimana, ma con un orario ridotto.
Fino al 2020, solo questa forma di part-time garantiva il riconoscimento di tutte le 52 settimane contributive annue, a condizione che la retribuzione oraria rispettasse i minimi previsti dall’INPS.
Part-time verticale e ciclico
Nel caso di part-time verticale, il lavoratore svolge l’attività a tempo pieno, ma solo in determinati giorni della settimana.
Nel part-time ciclico, invece, il lavoratore è impiegato a tempo pieno solo in alcuni periodi dell’anno.
Prima del 2021, per queste due tipologie di part-time venivano conteggiati solo i periodi effettivamente lavorati ai fini previdenziali, senza il riconoscimento automatico di tutte le settimane contributive.
La riforma del 2021
Con la Legge di Bilancio 2021, è stata introdotta una normativa che equipara il trattamento previdenziale del part-time verticale e ciclico a quello orizzontale.
Oggi, anche per queste forme contrattuali vengono accreditate 52 settimane contributive all’anno, a patto che la retribuzione annuale non sia inferiore ai minimi stabiliti, come visto in precedenza.
Come viene calcolata l’anzianità contributiva?
Il conteggio degli anni di contribuzione necessari per il pensionamento varia tra settore privato e pubblico:
- settore privato: i periodi di lavoro part-time sono equiparati a quelli full-time, ma solo se la retribuzione settimanale supera il minimale INPS per i lavoratori dipendenti, fissato a 241,36 euro nel 2025;
- settore pubblico: gli anni di servizio in part-time vengono sempre considerati per intero, senza alcun vincolo di reddito.
Per i lavoratori del settore privato, il riconoscimento integrale del periodo di lavoro part-time è garantito solo se la retribuzione annua raggiunge almeno il 40% del trattamento minimo di pensione in vigore a inizio anno. Nel 2025, con un trattamento minimo di 603,40 euro mensili, il reddito annuo richiesto è di 12.550,72 euro. Se la retribuzione risulta inferiore a questa soglia, i contributi pensionistici vengono riconosciuti in misura proporzionale al reddito effettivamente percepito.
Pensione e part-time: consigli e strategie per massimizzare i contributi
Per chi lavora part-time, esistono diverse strategie per ottimizzare i contributi previdenziali e avere una pensione più adeguata.
1. Soglie minime di retribuzione
Il primo aspetto da considerare è il rispetto delle soglie minime di retribuzione necessarie per il riconoscimento integrale dei contributi.
Se la retribuzione è inferiore a tali limiti, i contributi vengono calcolati in misura proporzionale, riducendo l’anzianità contributiva maturata.
2. Riscatto degli anni di part-time
Per colmare eventuali lacune contributive, è possibile riscattare gli anni di lavoro part-time, versando contributi volontari per coprire i periodi in cui la retribuzione è stata inferiore ai minimi richiesti.
Tuttavia, questa soluzione può comportare un costo significativo ed è quindi opportuno valutarla attentamente, considerando anche alternative più vantaggiose.
3. Pianificazione della carriera
Un’altra strategia utile è pianificare il proprio percorso lavorativo con una prospettiva di lungo termine, cercando di aumentare i periodi di lavoro a tempo pieno o con retribuzioni più elevate, quando possibile.
Questo permette di accumulare contributi più consistenti e di ridurre il tempo necessario per raggiungere i requisiti pensionistici.
Infine, una scelta strategica per integrare la futura pensione è l’adesione a un fondo pensione, come vedremo nel prossimo paragrafo.
Part-time e fondi pensione: la soluzione della previdenza complementare
Il lavoro part-time, come visto in precedenza, può portare a una pensione più bassa a causa dei contributi ridotti versati nel corso della carriera. Per questo motivo, la previdenza complementare rappresenta una soluzione strategica per integrare l’assegno pensionistico pubblico.
I fondi pensione, in particolare quelli negoziali come Telemaco, offrono l’opportunità di costruire una pensione integrativa attraverso una serie di opzioni contributive e vantaggi particolarmente convenienti.
1. TFR
Innanzitutto, il lavoratore può destinare a questo scopo il proprio TFR, ossia una quota della retribuzione non percepita mensilmente ma accantonata fino alla fine del rapporto di lavoro.
Quando viene conferito al fondo pensione, il TFR genera rendimenti che, nel lungo periodo, risultano in genere superiori alla rivalutazione prevista per chi sceglie di lasciarlo in azienda.
Anche il trattamento fiscale è più favorevole: il TFR versato nel fondo pensione è infatti soggetto a un’aliquota compresa tra il 9% e il 15%, a seconda degli anni di permanenza, contro una tassazione minima del 23% prevista per il TFR lasciato in azienda.
2. Contributo minimo del lavoratore
Oltre al TFR, il lavoratore può scegliere di versare un contributo personale. Nel caso di Fondo Telemaco, questo contributo è previsto in misura minima pari all’1% della retribuzione. Tale percentuale può essere aumentata su decisione del lavoratore, con incrementi a scaglioni di 0,50 punti percentuali (ad esempio 1,50%, 2,00%, 2,50% e così via).
3. Contributo a carico del datore di lavoro
Chi aderisce a un fondo pensione negoziale, come Telemaco, può inoltre beneficiare di un contributo aggiuntivo del datore di lavoro, a fronte dell’attivazione del contributo minimo a proprio carico.
In questo modo aumenta ulteriormente gli accantonamenti destinati alla pensione integrativa.
4. Deduzione fiscale dei contributi
Un altro vantaggio significativo è la possibilità di dedurre fiscalmente i contributi versati fino a un massimo di 5.164,57 euro annui. Questo consente agli aderenti di ridurre le imposte da versare, ottenendo un risparmio fiscale immediato.
5. Investimenti e rendimenti
I fondi pensione investono i contributi versati dagli aderenti, generando rendimenti che contribuiscono ad accrescere il capitale accumulato nel tempo.
Si tratta di una differenza sostanziale rispetto al sistema pensionistico pubblico, dove i contributi vengono utilizzati immediatamente per pagare le pensioni in essere, senza essere investiti.
In definitiva, aderire a un fondo pensione rappresenta la soluzione ideale per chi ha avuto periodi di lavoro part-time e rischia di percepire un assegno previdenziale insufficiente. Oltre a consentire un’integrazione all’assegno pensionistico pubblico, infatti, l’adesione a un fondo pensione offre vantaggi concreti fin da subito, grazie all’investimento dei contributi versati e alle agevolazioni fiscali.
Sul tema consigliamo anche il nostro articolo Due lavori part-time: si può aderire a due fondi pensione negoziali?.
Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari – prima dell’adesione leggere la Parte I ‘Le informazioni chiave per l’aderente’ e l’Appendice ‘Informativa sulla sostenibilità’, della Nota informativa.